Recensioni

lunedì 26 ottobre 2015

Recensione Claudio Vergnani - Lovecraft's Innsmouth: Il Romanzo

Trama:


DALLA PREFAZIONE DI FRANCO PEZZINI

“… Ritroviamo i due personaggi come perplesse guardie del corpo di un professore – tal Franco Brandellini – in visita presso una specie di Disneyland lovecraftianasulle coste del Massachusetts: una Innsmouth farlocca dove i turisti assistono a finti rituali e vagano sghembe comparse camuffate da uomini pesce. Possibile che sotto il velo della mascherata ci sia qualco­sa di vero? O anche questo rientra nel gioco di specchi e di nebbia di una situazione continuamente cangiante, dove le cer­tezze sembrano slittare come i piedi sull’umidore della costa?”


QUARTA DI COPERTINA
«A volte ci si muove in un territorio vago», disse il professo­re. «Pieno di nebbia. Una nebbia fitta, che rende ciechi, che as­sorbe ogni rumore e fa perdere l’orientamento. Ecco, a Inn­smouth noi ci muoviamo in quella nebbia. Non sappiamo niente di ciò che vi si nasconde dentro. Intuiamo qualcosa. E quel qualcosa intuisce a sua volta la nostra presenza.» Prese la saliera e la posizionò a capotavola. «Questi siamo noi», spiegò. «Per trovare ciò che cerchiamo dobbiamo avanzare in quella foschia.» Spostò la saliera in avanti. Poi mise un bicchiere nel centro. «Questa è Innsmouth. Quella vera. È tutto ciò che noi possiamo vedere. Ma è anche ciò che gli altri possono vedere.» Posizio­nò il con­tenitore del pepe all’altro capo della tavola. «Ecco, questi sono… loro. Noi avanziamo in mezzo alla nebbia, verso Innsmouth. Ma naturalmente così facendo po­tremmo finire per segnalare la nostra posizione. Allora forse sarebbe più saggio rimanere fermi.» Riportò la sa­liera al punto di partenza. «Ma anche questa scelta non è priva di pericoli. Rimanendo fermi saremmo un bersaglio facile da inquadrare. E allora forse sarebbero loro ad attraversare quella nebbia per raggiungerci.»

Assistetti inquieto alla marcia del pepe verso di noi.

Scese il silenzio. La superficie del tavolo sembrava vera­mente svaporare in una caligine indistinta. Dovetti sbattere due o tre volte le palpebre per fugare quella sensazione.




Recensione:
Grazie a Dunwich Edizioni ho scoperto Lovercraft. Avevo provato a leggere un suo romanzo ma non ci sono riuscito, ma questo è davvero stupendo. Conosco alcuni dei temi da Lovercraft affrontati,  ma in questo romanzo viene tutto il talento del autore. Ha saputo creare un mondo, una sensazione di terrore. L'atmosfera è degna di film horror, ma un horror che ti fa venire la pelle d'oca per le sensazioni e le emozioni, non per il gusto del orrido. 

Il romanzo inizia con Claudio, un uomo, che viene schiacciato dal lavoro; deve salire le scale con sacchi di cemento in spalla. Questo finché, insieme a Vergy, non vengono contattati da un professore per fare le guardie del corpo.

«Franco, c’è qualcosa che dovremmo sapere?»
Mi fissò, senza parlare, con un preoccupante sguardo opaco per un paio di secondi, poi ritornarono gli occhi brillanti e il sorriso dell’accademico di buon carattere che non disdegna la barzelletta sconcia. «Certo», scherzò. «Dovete sapere che se anche solo una parte delle cose che ho letto e che mi hanno detto su quel posto è vera ci sarà da divertirsi.»

Sì troveranno in un mondo all'apparenza normale, una vacanza durante la quale il professore vuole visitare Lovecraft's Innsmouth,  un luogo in cui la fantasia di Lovercraft diventa realtà.  Lo scopo è quello di divertire i turisti e creare l'atmosfera dei libri di Lovercraft.

Mi accorsi che il buio della notte non era più impenetrabile. Tutt’intorno emergevano le forme spettrali e indistinte della vegetazione. Mi levai i visori. Guardando sopra le cime degli alberi si intuiva il cielo passare dal nero profondo a un grigio sfumato cui solo la visione periferica riusciva a conferire contorni.
Quando fummo in vista della cittadina, un chiarore cinereo permetteva ormai di distinguere le cose. Prima di scendere dalla collina, Vergy e io controllammo la zona con il binocolo, ma non vedemmo anima viva. Tutto era chiuso, buio e silenzioso. Si udivano lunghi e profondi tuoni. La pioggia martellava il declivio.
Iniziammo a scendere e in breve fummo in paese.

Quando Vergy mi batté sulla spalla e indicò fuori dal finestrino. Dietro di noi, a circa cinquanta metri, alla sommità del muro di cinta era spuntato il volto da luna piena che avevamo visto nel bosco. Era offuscato dalla tempesta, ma non c’erano dubbi. Fu un attimo, ma entrambi vedemmo che ci guardava, impassibile. Quella tranquillità mi ghiacciò il sangue nelle vene; avrei preferito mille volte che ci inseguisse, che smaniasse, che facesse qualcosa. Invece ci lasciava allontanare tranquillamente, come se sapesse benissimo che in realtà non andavamo da nessuna parte.

E se tutto questo non fosse finzione?

«Sparsi nella letteratura mondiale, e nel flusso quotidiano delle notizie, si trovano strani avvenimenti troppo ben documentati per essere solo allucinazioni. Simak scriveva queste parole nel 1970 e oggi, nell’epoca di internet, sono costretto a riconoscerle come più attuali che mai.»

a Innsmouth noi ci muoviamo in quella nebbia. Non sappiamo niente di ciò che vi si nasconde dentro. Non sappiamo cosa ci sia davanti a noi, né quanto lontano sia, e non sappiamo nemmeno se ci sia qualcosa. Ma lo intuiamo. E quel qualcosa intuisce a sua volta la nostra presenza.»

Possibile che stessimo davvero per avere un tete-à-tete con le creature fantastiche descritte in un racconto tanti anni prima? Mi sembrava impossibile. Ma se anche fosse, sarebbero state ostili come da tradizione? Avremmo dovuto davvero aprirci la strada combattendo o ce la saremmo cavata ignorandoci a vicenda, magari smozzicando qualche insulto reciproco a mezza voce, come mocciosi mentre passavamo gli uni accanto agli altri?






Non è adorabile il Cthulhu?
Nel romanzo la descrizione dei polipetti piccoli, grandi quanto un ragno, me li fa immaginare così.  Ma in realtà come sono? Credo sia meglio non scoprirlo.











Le domande che mi pongo sono le seguenti:
E se i libri non fossero soltanto fantasia ma nascondessero un fondo di verità?  
Perché diciamocelo il cervello umano può fantasticare su molte cose, ma deve prendere spunto da qualcosa. Se queste creature esistessero e venissimo catapultati in un mondo dove le vicende dei libri diventassero realtà? 

Voto: 5 su 5

2 commenti: